“L’osso del cuore” acceca e lascia smarriti: semplicemente straordinario.
La trama: L’osso del cuore
“L’osso del cuore” è ambientato in Italia, nel 1976, durante un regime autoritario.
Casa Libertà è una comune al cui interno vengono portati prigionieri di cui il regime ha deciso di disfarsi.
La facciata mostra un posto sereno e pacifico, ma in realtà, al suo interno si nascondono atrocità mai viste, per chi trasgredisce le regole.
Asma ha otto anni e non è mai uscita da Casa Libertà. Asma aspetta che una mamma la venga a prendere. Asma non vuole infrangere le regole, ma la notte va in giro nella comune senza che nessuno la scopra e vede tutto.
Invece che una mamma, arriva Esodo, un burattino del regime, pensano tutti: tra Asma ed Esodo si instaura un rapporto intenso, profondo, che li mostra per quelli che sono e li fa unire ancora di più.
A questi due personaggi, se ne aggiunge un terzo, Laura: una prigioniera che viene portata a Casa Libertà dopo che le hanno rapito il figlio.
L’amore non si mette dei vestiti intonati: viene fuori esattamente così com’è.
Recensione: L’osso del cuore
“L’osso del cuore” non è per tutti. Nel senso che disgrega il lettore in mille pezzi e poi lo lascia lì, a leccarsi le ferite.
I personaggi sono superbi: partendo da Asma, così intelligente, ma così mentalmente compromessa da tutte le atrocità viste, che le riesce difficile pensare che ci sia qualcosa di più sano, al di fuori di Casa Libertà; fa molto affidamento nel suo credo e a Nodre, anche se ben presto capisce che è solo il burattino di qualcuno più in alto. Asma fa, Asma lavora, Asma non sbaglia, perché lei, che ha solo una mano sola, sa cosa vuol dire essere ultimi ed essere ultimi non va bene. Il personaggio che mi è piaciuto di più.
Poi c’è Esodo, che si lascia sopraffare dalle emozioni e si lascia guidare da esse.
Esodo che trova soluzioni.
Esodo che fa finta di essere un tuttofare, per arrivare dove vuole arrivare.
Esodo che tiene mille diari per non dimenticarsi niente.
Esodo che si muove in base a dove si sposta il cuore.
Esodo lacerato in due.
Un personaggio incantevole, dolce, rassicurante, che però deve fare i conti con i propri demoni.
E poi, per chiudere, Laura, così enormemente divorata dal passato, che lascia che le cose succedano e cerca in ogni modo una propria via di fuga.
Questi tre personaggi cercano di combattere un regime e delle regole malate, che si mettono in mezzo ad un amore spontaneo e lacerante.
Uno stile, ne “L’osso del cuore”, che colpisce e affonda, disturba e contorce.
Una scrittura che non bada a spese e si fa via via più intensa.
Ha un circuito doloroso, che parla di vite spezzate dalla guerra, dall’autoritarismo, dal regime, dagli abissi più neri dell’essere umano.
“L’osso del cuore” è un corpo spellato e lasciato lì, in tutta la sua nudità, rosso vivo.
Valentina Santini è riuscita, ne “L’osso del cuore“, dove molti scrittori provano ad arrivare, ma non riescono: a prendere i fili di un romanzo e a tirarli nei meandri più reconditi della persona che lo legge, del personaggio che lo vive, dell’immaginazione che lo crea.
Semplicemente fenomenale.
L’unica piccolissima pecca che ho trovato, a mio dire, e che mi ha fatta perdere un po’, sono stati dei tratti che, seppur scritti perfettamente, si sono protratti più a lungo di quanto mi aspettassi.
Questo, però, non incide su quanto “L’osso del cuore” abbia lasciato nell’anima: un buco profondo, con pareti rocciose, dure, ma sorprendentemente calde.
Conclusione
“L’osso del cuore” è stato maneggiato con cura, dalla scrittrice e dal lettore, per paura che si spezzasse, che si smarrisse. Questo dovrebbe dirla lunga sull’unicità di questo romanzo.