Recensioni (a modo mio)

Il viaggio di Sammy – Sammy Basso

In questa recensione vi parlerò di un viaggio molto particolare: “Il viaggio di Sammy”. 

L’autobiografia.

“Il viaggio di Sammy” è un’autobiografia, anche se al protagonista non piace ritenerla tale, della casa editrice Rizzoli. 

“Il viaggio di Sammy” è composto da 173 pagine e parla del viaggio che Sammy,  un ragazzo che soffre di una malattia molto rara, che causa l’invecchiamento precoce della pelle, la Progeria, compie non solo sulla Route 66, ma anche dentro se stesso. 

Parla di una persona che invece di vedere ciò che non può fare, abbraccia ciò che può fare.

Parla della sua famiglia, dei vecchi amici, tra cui Riccardo, che porta con se, e delle promesse fatte a chi non ha potuto portare con se, ma anche dei nuovi amici, conosciuti per strada, che ha deciso di tenere nel cuore. 

Scrittura semplice e ironica, lettura scorrevole. 

Per chi ha voglia di viaggiare, ma non può, non consiglio di leggerlo in questo periodo: fa crescere un’insana sensazione di malessere, che porta, inevitabilmente, ad un sito di viaggi. 

Per chi, invece, è già in viaggio o affronterà un’estate all’insegna del mare e della spiaggia, lo consiglio caldamente: un viaggio all’interno di un altro viaggio. 

Sammy Basso

Sammy Basso ne “Il viaggio di Sammy” mostra un ragazzo pieno di spirito, ironia, voglia di vivere: se stesso.

Un ragazzo con un libro stampato attorno al cuore, Zanna Bianca, che ha tramutato in sogno: attraversare la Route 66

Un ragazzo che non ha mai perso di vista ciò che la vita è riuscita a donargli, anche se gli ha rubato decisamente troppo. 

Un ragazzo che ama ogni singolo momento, seppur piccolo che sia, ogni singola persona, vecchia o nuova, e ogni singola cosa, riciclata o appena arrivata. 

Un ragazzo che ha sempre e costantemente uno sguardo rivolto al futuro, senza mancare mai di rispetto il passato, chiamato da un navajo “Chaànaàgahiì”, cioè “Uomo che ha ancora tanta strada da fare”. Ed è proprio così, ha ancora tantissima strada da fare. 

Il viaggio di Sammy: la mia opinione

Il grande obiettivo della vita è riuscire a raggiungere la serenità tanto agognata, ma è sempre tutto così dannatamente difficile, che si tende a mollare, ed io lo capisco bene. 

La serenità la si raggiunge, se si ha fortuna, col tempo, senza correre, affannarsi o imprecare: non serve a niente. 

A volte siamo tutti così impegnati a provare a raggiungerla, che perdiamo anche un po’ noi stessi, nel tragitto, perché non ci rendiamo conto che, invece, ciò che ci fa crescere, è ciò che ci fa anche vivere in maniera piena, vorace, colorata. 

Non ci rendiamo conto che la meta è importante, ma il viaggio è vita. 

Semplicemente vita. 

E il nostro Sammy lo sapeva, mentre ripercorreva un sogno avverato, ritornando sui suoi passi, per scrivere “Il viaggio di Sammy”.

Conclusioni

Aprite “Il viaggio di Sammy”, su una spiaggia, davanti al ventilatore, in piscina, in un momento di rilassamento, e “mangiatelo”, come si suol dire, perché si deve viaggiare col corpo, ma soprattutto con la mente, ad ogni ora del giorno: sempre.