Willem Dafoe e Julian Schnabel hanno fatto parte di un mio articolo precedente, qualche giorno fa, e vorrei ricordarli perché hanno a che fare con il personaggio di cui vi parlerò oggi: David Bowie.
David Bowie: un uomo dai mille volti.
Il 10 di gennaio c’è stata la commemorazione della morte di Bowie ed ho voluto informarmi maggiormente sul suo conto.
Il Duca Bianco era un uomo dai mille volti, in tutti i sensi: è stato un eccentrico cantante, dai suoi numeri con tematiche completamente diverse l’una dall’altra (ad esempio, dal teatro giapponese, passava ai fumetti, e dalla fantascienza al Cabaret); è stato un pittore che dipingeva opere che, a mio parere, mettevano inquietudine, in un circolo vizioso di color rosso e nero, di fiamme, di disperazione, di occhi talvolta vuoti e talvolta troppo espressivi; è stato, anche, un collezionista d’arte moderna e contemporanea, con opere pressochè costose; ed infine un attore, che ha preso parte a numerosi film famosi, come “L’ultima tentazione di Cristo”, con Willem Dafoe (appunto), di Martin Scorsese; come “The Prestige” di Christopher Nolan, con Scarlett Johansson, per interpretare Nikola Tesla; come “Basquiat” di Julian Schnabel (ecco), nel 1996, ma non solo, fece anche il cameo in un film impossibile da dimenticare, per chi l’ha visto, come “Zoolander”.
Non nomino tutti i film a cui ha preso parte, ma, credo, quelli più importanti, come non stilo la lista di canzoni composte o il suo percorso musicale, che è uno dei più risaputi, preferisco puntare su cose meno note, ai più esterni.
Tornando a noi, non ha mancato nel mondo artistico, per intenderci.
Bowie amava la figura iconica di Warhol, il re della Pop Art, che incontrò in seguito e che gli rimase talmente impresso da dedicargli un pezzo di una sua canzone. A lui, ovviamente, glielo fece leggere in anteprima.
Curiosità sul Duca Bianco.
Che dire di questo personaggio simbolico, nel corso degli anni, che è rimasto nella testa di molte persone?
Il “Duca Bianco” era un suo alter ego, si faceva chiamare così perché era un aristocratico con una forte predilezione verso il vestiario di colore bianco.
Un tratto distintivo che ha caratterizzato il Duca Bianco, o per meglio dire David Robert Jones, è l’occhio con la pupilla dilatata: non è una banale lente a contatto, come pensavo che fosse, ma è la midriasi, una condizione fisiologica, in cui la pupilla si dilata in assenza di luce, contratta a causa di un pugno datogli da George Underwood, al college, e che lo danneggiò in maniera permanente.
La scintilla per David mi si è accesa, anche, dopo la mostra, che devo dire mal organizzata e scarsa di spazio e di acustica, che sono andata a vedere circa una settimana fa, che commemorava la morte di Bowie, con opere fatte da altri artisti e con una cover band, a presenziare sul piccolo palco in fondo alla stanza, non mancando, ovviamente, la canzone in collaborazione con i Queen: “Under Pressure”.
Quest’ultima fu un vero successo, anche se non venne cantata da Bowie in persona fino al 1992, ed ascoltandola con attenzione mi fa pensare che tra il mondo di Freddie e di Bowie ci fosse una sensazione condivisa, una connessione particolare, nel raccontare di una pressione a dir poco soffocante. La pressione della società, delle persone, a volte, credo, risultasse troppo anche per loro, per i nostri idoli, che prima di essere idoli erano uomini. Risultava troppo, a volte terribilmente insostenibile. Così insostenibile che sentivano il bisogno di urlarla, e farla passare nella storia, a milioni di persone.