In “Candore” ci si inoltra nella storia del porno, che è entrata in milioni di case, compresa quella di Martino Bux.
La trama: Candore
“Candore”, di Mario Desiati, edito da Einaudi, mette in scena la vita di Martino Bux, che scopre, nella maggiore età, che le donne dei film porno e dei cinema a luci rosse si possono toccare con mano e sono raggiungibili.
Comincia, per Martino, una ricerca spasmodica del porno nel reale, finché non diventa una vera e propria ossessione: viene lasciato dalla sua fidanzata, Fabiana, non riesce a trovare un lavoro stabile e frequenta i locali più bizzarri della zona.
Ed ecco che Martino non riesce più a guardare il mondo con consistenze reali, perché diventa tutto il set di un possibile film hard: i luoghi dove potrebbero farci un film, le ragazze che assomigliano alle attrici porno, i pensieri filosofici, tra Rocco e Pasolini.
Per Martino niente tornerà più normale. O forse sì?
Recensione: Candore
Devo essere sincera e diretta, come sempre, se no potrei sentirmi male: ho trovato “Candore” un po’ noioso, manca di qualcosa, di scene che fanno rimanere lì.
In parole povere, l’ho trovato piatto.
Questo non vuol dire, però, che non affronta effettivamente un tema molto diffuso, importante e di cui in pochi parlano davvero: la dipendenza dal porno.
La dipendenza dal porno colpisce molte più persone di quelle che si possano davvero pensare e avrà colpito anche voi, che state leggendo, perché sicuramente quando pensate al sesso, non tutti, ma molti, pensate alla ragazza che pur di far contento l’uomo, concede la qualunque.
Non è così e “Candore” lo dimostra.
Non è così perché fortunatamente alcune persone sanno di non vivere in una realtà maschilista. Sfortunatamente, però, molte persone pensano di sì, e questo logora la società.
“Candore” mette in luce proprio questo: l’ossessione per il porno come tutti lo conosciamo oggi grazie a internet, solo agli inizi, con i cinema a luci rosse, che hanno chiuso, con i DVD, al posto di una connessione WIFI, con i giornaletti, al posto di un cellulare.
In “Candore” se ne parla, tramite gli occhi di Martino Bux, un personaggio singolare, incatenato alle sue eroine dai tratti delineati dai reggicalze, in mezzo a un’Italia bigotta, furfante, andando indietro di trent’anni; un personaggio un po’ viscido, ma mai irrispettoso o violento.
Forse ciò che ho amato di più, di questo personaggio, è questa tenacia nel farsi vedere pienamente trasparente, annunciando quasi la sua ossessione, ogni volta che vedeva una donna, e mai nascondendosi dietro un foglio di carta.
“Candore” ha una scrittura fluida, ma concentrata, che si lascia leggere abbastanza bene, ma molto informativa, appunto: quindi armatevi di una connessione e di un dispositivo, per fare ricerche.
Desiati non lascia nulla al caso e cercare di ricostruire la storia del porno non deve essere stato affatto uno scherzo.
Come dicevo all’inizio, l’ho trovato senza quei punti chiave che fanno rimanere il lettore inconsapevolmente incollato alle pagine.
E se ci si fa caso, la storia di “Candore” assomiglia molto a quella del film Don Jon (sono solo andata a informarmi, ancora non ho avuto modo di vederlo, ma vi lascio qua qualche informazione in più).
Un’altra cosa che ho notato in “Candore” è che verso la fine nomina anche Erika Lust, per chiudere un po’ il cerchio del porno: Erika Lust, infatti, è una regista che crea contenuti porno femministi, in una dimensione parallela al porno che abbiamo sempre visto, chiamato infatti Post Porno.
Erika Lust, ovviamente, è solo un esempio in mezzo a tanti altri, che mostra sfaccettature del porno diverse (in questo articolo ne parlo).
Anche il finale di “Candore” mi ha lasciata perplessa, anche se Desiati è riuscito sicuramente a creare un personaggio coerente con sé stesso dall’inizio alla fine.
Conclusione
“Candore” crea un’introduzione a questo mondo vastissimo del porno, che ha sempre spinto la società in direzioni variabili, ma che non si è mai fermato, si è sempre evoluto e ha sempre creato scombussolamento. Per questo potremmo starne a parlare per giorni, ma per farlo, bisogna leggere. E leggere. E leggere. E leggere.
Creiamo informazione. Il modo in cui la si crea è singolare per ognuno.