Lo so questa non è un’autobiografia o biografia, ma ogni tanto qualcosa di diverso deve venire fuori, no? In questo caso “Seta” di Alessandro Baricco.
Il romanzo
“Seta” è un romanzo breve della casa editrice Feltrinelli, nella collana Universale Economica. Ha poco più di un centinaio di pagine, è ambientato in Francia e parla di un mercante che vende e compra bachi da seta che si vede costretto ad andare in Giappone, perché le uova nei dintorni risultano tutte malate. In Giappone rimane, però, ammaliato: “I suoi occhi non avevano un taglio orientale e il suo volto era il volto di una ragazzina”.
“Seta” tratta il tema del viaggio, difatti sarà ciò che rimarrà a Hervé Jancour da poter raccontare a tutti: ciò che ha visto, ciò che ha vissuto, ciò che, grazie a quei viaggi, ha costruito, come la voliera.
Il viaggio apre la mente e il cuore.
L’autore: Alessandro Baricco
Alessandro Baricco è uno scrittore, saggista, critico musicale e conduttore televisivo italiano.
In “Seta”, primo letto, ho visto una tipologia di scrittura del tutto nuova, per me, ma che esprime, a mio parere, il tempo che trova.
Mi spiego meglio.
Nonostante la sua prima uscita fu nel 1996, ha una scrittura molto incisiva, sintetica, come se dovesse parlare ad un pubblico che non ha tempo (né voglia) di rimanere incollato, per giorni interi, ad un qualcosa che non comprenda la realtà, o il virtuale.
Ha quella tipologia di scrittura, in questo libro, ma mi aggiornerò per i prossimi, che esprime il necessario, l’essenziale, come se già sapesse che questa sarebbe stata l’epoca di una superficie patinata.
I personaggi
In “Seta”, Baricco ha voluto un intreccio pressoché interessante, e qua parte lo spoiler.
Partiamo dal primo personaggio, quello principale, Jervé Jancour: nonostante sia il protagonista, Jervé Jancour non lo vedo possessore di tanta personalità e spessore come Baldabiou, che si rivela essere il collante magico del romanzo, anzi, oltre a sentire il rimpianto per non aver vissuto un amore, una delle poche frasi che ho pensato lo potesse caratterizzare e che gli ha dato una grossa spinta è questa: “Era uno di quegli uomini che amano assistere alla propria vita, ritenendo impropria qualsiasi ambizione a viverla. Si sarà notato che essi osservano il loro destino nel modo in cui, i più, sono soliti osservare una giornata di pioggia.”
Baldabiou, invece, l’ho trovato un gran bel personaggio: la scena che preferisco è quella in cui lui gioca a biliardo contro se stesso “il monco”, dicendo che quando quest’ultimo vincerà, lui se ne andrà da Lavilledieu.
Da non sottovalutare Hélène, la moglie, che esce allo scoperto verso la fine, con dei colpi di scena in cui lei decide di scrivere una lettera al marito, fingendosi la donna di cui si era perdutamente innamorato, per cercare di togliergli quella malinconia, dal volto, che stava distruggendo lui e l’intera relazione. Lei, in seguito, ha un unico desiderio: essere quella donna, perché così si sarebbe sentita nuovamente desiderata e amata come un tempo; perché così poteva pensare di riuscire a vivere, pur sapendo che non era lei ciò che gli causava cotanta malinconia.
Seta: la mia opinione
Parto dal presupposto che, purtroppo, o per alcuni per fortuna, non ho letto nient’altro di Baricco. Dico “per alcuni” perché mi son state concesse opinioni sparse, non troppo positive, nel complesso: “Noioso”, “Il primo Baricco era migliore del secondo”, “La moda si è impossessata di lui”, “É un Fabio Volo ‘pettinato’” e così via.
Io devo ammettere che “Seta” non mi è dispiaciuto affatto, nonostante concordo nel dire che a livello di contenuti è un po’ povero e che cura molto di più la parte estetica, la forma delle parole, del testo, il corpo del romanzo, insomma.
A parte questo è stato decisamente piacevole, storia originale, difatti in una giornata l’ho divorato.
Conclusioni
Se dovessi trovarmi davanti a un altro libro di Baricco, che non sia “Seta”, cosa farei? Semplice, lo leggerei: son curiosa di sapere cosa ha da dire e cosa ha da perdere, come i suoi personaggi, in viaggio per il mondo.